TERAMO – I giudici del Riesame dell’Aquila hanno respinto il ricorso della procura di Teramo che chiedeva l’arresto del direttore generale della Asl di Teramo, Giustino Varrassi. Il ricorso era stato presentato dopo che il Gip della procura teramana, Giovanni de Rensis, non aveva accolto, alcune settimane fa, la richiesta di domiciliari del PM Davide Rosati, a capo dell’inchiesta in cui si ipotizza il peculato d’uso per l’utilizzo dell’auto blu per motivi personali da parte del direttore generale, in carica dal 1 dicembre del 2010. Stamani, all’Aquila, il nuovo no alla richiesta di arresti. I motivi del rigetto del riesame sono in linea con quanto già spiegato dal Gip de Rensis al momento del respingimento della prima richiesta di arresti: nonostante la ricostruzione del PM venga condivisa, l’arresto appare eccessivo, anche perchè il clamore del fatto impedirebbe "la reiterazione del reato" e inoltre Giustino Varrassi, sempre secondo la motivazione del Riesame, avrebbe parzialmente risarcito il danno.
I PRECEDENTI – L’ipotesi di reato per la quale il pubblico ministero Davide Rosati aveva avanzato richiesta di provvedimento restrittivo è quella di peculato d’uso, dunque. L’inchiesta è relativa all’utilizzo improprio, a parere della procura teramana, dell’auto di servizio della Asl. Nell’inchiesta, scattata qualche mese fa, è coinvolto per concorso anche l’autista personale dell’azienda sanitaria teramana, Giovanni Lanci. Anche a lui si contesta un uso non legittimo della macchina di servizio, una Audi A6, sulla quale avrebbero viaggiato per scopi diversi da quelli previsti in virtù del loro lavoro.
L’INCHIESTA – Il tam tam sull’esisteza dell’inchiesta e sul rischio che il direttore generale venisse arrestato ha dominato i salotti della politica e le discussioni in ambito ospedaliero e presso l’opinione pubblica da tempo. Il direttore generale, anche nel corso di una intervista televisiva, ha sostenuto di avere sì utilizzato la macchina blu per percorrere ad esempio il tragitto da e per L’Aquila, avendo però sempre ritenuto che ciò fosse regolare e di avere peraltro risarcito la Asl quando aveva invece scoperto, anche attraverso uno specifico quesito posto alla Regione Abruzzo, che non si poteva fare. La procura ha sostenuto invece che Varrassi il reato lo ha commesso e che l’utilizzo improprio, per scopi differenti da quelli istituzionali, prefiguri l’ipotesi del peculato d’uso. Allo stesso modo, ma per aver compiuto attività privata, anche l’autista personale del direttore, Lanci, avrebbe commesso lo stesso reato. La richiesta di provvedimento interdittivo riguardava entrambi e per entrambi è stato rigettato, mentre il ricorso al Riesame riguardava il solo Varrassi. Secondo quanto si è appreso è probabile un nuovo ricorso, questa volta in Cassazione, da parte della procura di Teramo, per ottenere l’arresto del direttore generale.